Sia che si voglia avere la tintarella per tutto l’anno, o che si voglia arrivare in vacanza con la pelle pronta ad esporsi al sole per diminuire il rischio di ustioni, il lettino solare abbronzante è la metodologia di abbronzatura artificiale più diffusa al mondo.
Si tratta di un tipo di una macchina la cui forma ricorda quella, appunto, di un lettino dotato di copertura quasi totalmente richiudibile. Sulla base del lettino e all’interno della copertura, sono collocate una serie di lampade in grado di emettere raggi ultravioletti, che penetrando nella pelle, raggiungono i melanociti, ossia le cellule in gradi di produrre melanina, stimolandoli e favorendo la conseguente abbronzatura.
La persona che deve sottoporsi alla seduta viene fatta sdraiare sul lettino, che poi viene chiuso sul corpo avvolgendolo. In questo modo le lampade poste sulla base e sotto la copertura si verranno a posizionare tutte intorno al corpo, irradiandolo nella maniera più uniforme possibile.
Differenze rispetto alle docce solari
Il lettino solare il primo tipo di impianto total body ad essere stato inventato. Ѐ sicuramente il metodo più comodo per via della posizione sdraiata, ma è proprio a causa di quest’ultima che si vengono a creare delle zone in cui l’irradiazione è minore, soprattutto sui lati.
Nella doccia solare, di più recente invenzione, questo non succede, perché la forma, che ricorda quella di un box doccia, favorisce un maggiore movimento e una conseguente riduzione delle zone d’ombra, di contro la comodità viene meno. Il lettino solare non è adatto e chi soffre di claustrofobia, a causa della chiusura. Nella doccia solare invece, anche se la posizione in piedi non è la più confortevole, risulta più naturale ed è possibile, inoltre, aprire leggermente la porta durante il trattamento per favorire un maggiore ricircolo dell’aria e rendere il trattamento meno angusto. Nonostante ciò, il lettino solare è ancora il più gradito per via della sensazione di relax che offre durante il trattamento.
Prima e dopo il trattamento
L’epidermide è un tessuto che si rinnova di continuo. Lo strato più esterno, chiamato strato corneo, è costituito da cellule morte che si esfoliano in maniera naturale ed è possibile velocizzare il processo di esfoliazione con prodotti appositi come gli scrub. Uno scrub molto delicato, fatto tre o quattro giorni prima di sottoporsi ad una seduta abbronzante, favorisce un risultato omogeneo perché rimuove quelle cellule che sono già in procinto di staccarsi da sole.
Un passaggio fondamentale è l’applicazione di un filtro solare circa 20 minuti prima della seduta di solarium. Il filtro va scelto in base al proprio fototipo, ma non dovrebbe mai essere inferiore a 30spf.
L’esposizione della pelle ai raggi ultravioletti crea disidratazione. Una pelle disidratata è una pelle opaca, poco elastica e che tende ad invecchiare più velocemente, per questo è importante applicare una crema o una lozione idratante dopo ogni trattamento abbronzante.
Ѐ intuibile come questi accorgimenti vadano usati anche quando si tratta di esporsi alla luce del Sole.
Chi può sottoporsi al lettino solare?
Le normative europee in vigore vietano l’uso di qualsiasi tipo di solarium ai minori e alle donne in gravidanza. Ma oltre a ciò che è stabilito nelle norme, ci sono altri fattori da prendere in considerazione:
– il fototipo. Persone con fototipo I e II (i più chiari) dovrebbero evitare l’uso di solarium. Chi ha fototipo III può utilizzare apparecchi abbronzanti per tempi molto brevi e con protezioni molto alte. I restanti fototipi possono utilizzare lampade, lettini o docce abbronzanti con maggiore tranquillità, ma sempre con le dovute accortezze;
– la vitiligine. Ѐ una malattia autoimmune che colpisce i melanociti: queste cellule smettono di produrre melanina, regrediscono e muoiono. Chi soffre di vitiligine non può esporsi ai raggi ultravioletti, perché una pelle priva di melanina è una pelle che non ha difese contro i danni dovuti a questo tipo di radiazioni e rischia di scottarsi anche con una crema solare 50spf. Inoltre, la vitiligine spesso non colpisce tutte le zone del corpo uniformemente, esporsi alla luce, quindi, significherebbe un’antiestetica abbronzatura a chiazze;
– patologie della pelle e dei vasi sanguigni. Una pelle non sana, anche solo a causa di una semplice dermatite o di una lesione comune, non va esposta agli UV almeno finché il problema non viene risolto, poiché si rischierebbero infiammazioni importanti. La stessa cosa vale il chi soffre di varici, capillari esposti o couperose: il calore è un vasodilatatore e peggiorerebbe questo tipo di patologie;
– farmaci fotosensibilizzanti. Rientrano tra questo tipo di farmaci alcuni antibiotici e cortisonici. Chi fa utilizzo di questi farmaci deve evitare sedute nei solarium, fino a 10 giorni dopo la fine del ciclo di assunzione del farmaco, perché più soggetto ad eritemi solari.
Bassa o alta pressione?
I lettini solari, così come altre tipologie di solarium, possono essere a bassa pressione o ad alta pressione in base alla tipologia di lampade che montano. Entrambi emetto sia raggi UVA che UVB, ma in differenti proporzioni.
Nei lettini a bassa pressione, la radiazioni ultraviolette sono emesse da tubi al neon, montati in serie che hanno la lunghezza del lettino stesso. In questo tipo di macchine la percentuale di UVB è nettamente maggiore rispetto agli UVA ed è simile a quella solare che raggiunge la Terra. I raggi UVB, hanno la capacità di penetrare a livello dell’epidermide, stimolando la produzione di melanina in maniera lenta, ma duratura.
I lettini ad alta pressione, invece, montano delle lampade a bulbo poste al centro di una parabola riflettente. Questo tipo di lampade emette una percentuale minore di raggi UVB rispetto ai tubi neon, che viene compensata dai raggi UVA. I raggi UVA hanno un potere penetrante maggiore dei raggi UVB e possono arrivare fino al derma e creare arrossamenti e disidratazione. Il tipo di abbronzatura che si ha esponendosi a lettini solari ad alta pressione e immediato e molto intenso, ma di breve durata.
Come scegliere quindi il tipo di emissione più adatto?
Sicuramente con l’aiuto di un professionista che valuterà il tipo di pelle e come procedere. In generale, comunque, è facile intuire come macchinari ad alta pressione non sono adatti a fototipi medio chiari, o anche a fototipi più scuri durante le prime sedute. Di solito si procede cominciando con trattamenti a bassa pressione di brevissima durata per abituare la pelle in maniera delicata. Quando la pelle ha raggiunto un certo grado di abbronzatura si aumentano i tempi di esposizione e alla fine, per un risultato più intenso, si procede con qualche seduta di alta pressione.
Costi e durata
L’eccessivo uso di lampade abbronzanti può favorire effetti collaterali anche gravi e a lungo termine. Per limitare il più possibile l’insorgenza di danni è bene non farne uso più di due volte a settimana. L’ideale è una seduta a settimana.
I tempi di esposizione vanno da un minimo di 8 minuti ad un massimo di 20 minuti.
I costi differiscono in base alla tempistica e al macchinario. Una seduta da 8 minuti costa molto meno di una da 20 minuti e le sedute a bassa pressione sono più economiche di quelle ad alta pressione.
Il numero di sedute viene concordato, dopo visita preliminare, in base alle caratteristiche della pelle e alle esigenze personali.
Pro e contro
Il vantaggio più evidente di un’abbronzatura artificiale e sicuramente quello estetico, ma non è l’unico. Arrivare in vacanza con la pelle già mediamente abbronzata riduce il rischio di scottature durante i primi giorni di esposizione al Sole.
Un altro beneficio importante riguarda la produzione di vitamina D. La maggior parte del fabbisogno giornaliero di vitamina D viene soddisfatto direttamente dal nostro organismo (endogena), la restante parte viene assunta con la dieta (esogena). I cibi, però, che sono una ricca fonte di questa molecola sono pochi e la produzione endogena avviene nell’epidermide e deve essere stimolata dall’esposizione alla luce, sotto l’azione dei raggi UVB.
La vitamina D aiuta l’assorbimento di diversi minerali a livello dell’intestino, per questo motivo carenze significative possono causare patologie come l’osteomalacia e l’osteoporosi. Uno stile di vita che riduce al minimo indispensabile il tempo all’aperto unito ad una dieta non equilibrata contribuisce all’insorgere di queste malattie.
Un esempio valido lo troviamo nelle popolazioni che vivono in prossimità dei circoli polari, dove in inverno si hanno sei mesi di buio. A queste condizioni sottoporsi a trattamenti con lampade a raggi UV, a cadenza regolare, può assumere un valore terapeutico.
Le radiazioni ultraviolette, però, hanno anche molti aspetti negativi. Scottature, eritemi, infiammazione di vasi sanguigni superficiali, sono effetti collaterali solo relativamente gravi. Ma i raggi UVA, arrivando fino al derma, deteriorano il tessuto connettivo (collagene) della pelle causandone l’invecchiamento precoce (o fotoinvecchiamento), mentre i raggi UVB sono i principali responsabili dei tumori della pelle. Negli USA, dove non esiste una legge che vieta ai minori l’utilizzo dei solarium, l’incidenza dei tumori cutanei è circa il 30% in più che in Europa.
A causa di tutti questi motivi è sempre bene consultarsi con un professionista che aiuterà a decidere se, quanto e come sottoporsi a trattamenti di abbronzatura artificiale minimizzando i rischi.